Stanca di vivere a mezz’aria, e però consapevole che la continuità (pure nei “passettini” fatti di pareggi pieni di rimpianti) aiuta a combattere le debolezze e a rafforzare le certezze, la Salernitana prova ad allungare la serie positiva in un martedì ch’è un’incognita. Lo è sempre, del resto, la seconda di tre partite in sette giorni, quella solitamente affidata a un turnover imprevedibile, che dunque nasce tra tanta speranza ma con pochi riferimenti. Alle otto e mezzo di stasera, ad Ascoli, Sannino cercherà risposte da diversi elementi visti a sprazzi, e per questo decisi a lasciar un segno. Perché i granata – e la cosa non è mai positiva, anche se il concetto può sembrar ingannevole – non hanno ancora trovato una formazione che si recita a memoria, problema che probabilmente sta alla base della posizione di centro-classifica attualmente occupata.
Il pari contro l’Entella ha portato con sé gli strascichi dell’equivoco Rosina, in ombra da centrocampista nel 3-5-2 ch’è il sistema di gioco meglio riuscito tra i tanti provati dalla Salernitana in quest’avvio di stagione. La soluzione, ovviamente, è un compromesso per non rinunciare a Donnarumma in avanti, di fianco a Coda, e come tutte le “forzature” ha avuto effetti più controproducenti che benefici sull’equilibrio della squadra. In attesa di risolvere queste piccole (ma rilevanti) contraddizioni, la formazione del cavalluccio marino ripartirà in versione inedita. E cercherà quel colpaccio esterno che manca da mesi (a furia di rievocarli, all’alba d’ogni trasferta, i blitz di Lanciano nei play-out e di Cesena nel campionato scorso, si rischia d’annoiarsi nell’attesa che le statistiche si riaggiornino). Servirebbe, e tanto. Perché seppur reduce dall’impresa di Cittadella, griffata dal solito infinito Cacia, l’Ascoli non è avversario insormontabile.
Per di più, c’è il dato storico a suggerire che non sarà una tappa banale. Ché il Del Duca è stato spesso stadio di svolte per la Salernitana nel recente passato, in positivo come in negativo: dai gol-salvezza di Ganci nel 2008 alla “testata” di Bagadur qualche mese fa, fondamentale per evitare la retrocessione diretta, passando per il ko della resa nel 2009, l’ultimo alito di speranza della già moribonda squadra che Grassadonia stava provando a rianimare.
Sannino, ch’è stato prodigo d’elogi verso i suoi calciatori per le prestazioni offerte di recente, anche nelle gare non vittoriose (lui, convinto sostenitore del “meglio perdere giocando bene che vincere per caso”), stasera farebbe volentieri un’eccezione al protocollo. Un po’ di complimenti in meno, ma qualche punto in più. Per prendere finalmente quota. Stanco di vivere a mezz’aria…