«Fu il clan Tamarisco a ordinare l’omicidio del boss salernitano Donato Stellato». Le rivelazioni shock del pentito Armando Massa, nipote del boss Angelo Ubbidiente, aprono nuovi scenari nell’ambito del processo di secondo grado a carico di cinque imputati accusati di aver ucciso Stellato la sera del 24 febbraio del 2007. Il boss fu raggiunto da tre colpi di pistola a pochi passi dal Palazzo di Giustizia. Secondo le nuove dichiarazioni del collaboratore di giustizia, sarebbe stato proprio il clan di Torre Annunziata a decretare la morte del boss salernitano per vendicare un affronto fatto dai fratelli Stellato ad alcuni amici partenopei. E’ quanto emerge anche dal verbale del pentito depositato dai difensori di Ciro Villacaro, gli avvocati Emiliano Torre e Massimo Torre, che chiedono di ascoltare in aula proprio il collaboratore di giustizia. Richiesta che era stata già rigettata e ripresentata martedì scorso in aula. Si attende ora che il Collegio si esprima sulla richiesta presentata dalla difesa che, in caso di rifiuto, sarà oggetto di ricorso per Cassazione. Le dichiarazioni del pentito sono emerse nel corso di un altro processo sul controllo della droga in città attraverso i contatti con il clan torrese dei Tamarisco. Nel frattempo va avanti il processo in Corte d’Assise d’Appello a carico di Vincenzo Ciro Villacaro, Salvatore Nigro, Giovanni Zullo, Ivan Del Giusto ed Ezio Prinno, condannati in primo grado per l’omicidio di Donato Stellato. A Villacaro era stato comminato l’ergastolo in quanto è stato ritenuto (insieme a Vincenzo D’Andrea) l’esecutore del delitto mentre li altri avrebbero foraggiato il gruppo di Vincenzo detto Ciro con rapine e spaccio di sostanze stupefacenti. Il prossimo 4 ottobre sarà sentito in aula il luogotenente della Dia Petrosino che – su disposizione dei giudici – dovrà chiarire la parte relativa a Fabio Petrone, ucciso a fine agosto del 2007, che si occupò di recuperare la moto dei killer per poi bruciarla in litoranea. Sarà l’esponente delle forze dell’ordine a chiarire alcune anomalie sollevate dalle difese circa il tragitto che Petrone avrebbe fatto con la sua auto per arrivare in via Ligea dove avrebbe recuperato la moto servita a D’Andrea e Villacaro per l’omicidio di corso Garibaldi. Dopo l’udienza del 4 (prevista requisitoria del procuratore aggiunto Antonella Giannelli), si tornerà in aula il 18 ottobre, l’8 novembre e infine il 19 novembre per la sentenza. Ad inchiodare Villacaro, difeso dagli avvocati Massimo ed Emiliano Torre, furono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, su tutti Ciro De Simone, Raffaele Del Pizzo e Dario Iannone, ritenuti attendibili dai giudici della Corte d’Assise. Condannato a diciotto anni riservatadi reclusione Ivan Del Giusto (assistito da Luigi Gargiulo); stessa pena per il napoletano Ezio Prinno, esponente dell’omonima famiglia criminale che avrebbe recitato un ruolo importante sotto l’aspetto logistico. Dodici anni la pena per Salvatore Nigro, difeso dall’avvocato Paolo Toscano. Per quanto concerne quest’ultimo era stato esclusa dai giudici l’aggravante di essere il capo promotore dell’associazione. Giovanni Zullo invece era stato condannato a otto anni e quattro mesi.
CRONACA
30 settembre 2016
Le rivelazioni shock del pentito: “Stellato ucciso dai Tamarisco”