Il calcio è per chi sa giocarlo. Ché la bravura è pure la capacità “d’inventarselo”, un gol, su un pallone che in molti battezzerebbero come innocuo, già perso o destinato a morire. Diffidate, signori, dai profeti dell’azione “già letta”, quelli che dettano i dogmi e s’ergono a custodi delle verità assolute e immutabili. Un’uscita del genere recita: «Si crossa dal fondo. Ogni traversone dalla mediana è un regalo alla difesa avversaria». Abbiate pazienza, esperti della materia. E (ri)vedete per credere, che vi state sbagliando, il gol dell’1-1 in Salernitana-Verona, griffato Massimo Coda. Firma d’autore, però con la compartecipazione d’un terzino dal mancino “educato”, Gigi Vitale, che dà un colpo con il contagiri alla palla – sì, proprio dalla trequarti, alla faccia di chi detta la regola – e mette sulla testa del bomber granata un cioccolatino, che però è mica semplice da scartare. Lì un attaccante qualunque direbbe «no, grazie», e se pure ci provasse lo farebbe con la cristiana consapevolezza di chi rischia la figuraccia.
Già, uno qualunque… Il centravanti di Giuseppe Sannino, evidentemente, non lo è. L’ha dimostrato nella stagione scorsa, con quei 17 gol che ancora “cantano”, e vuol confermarsi in quello che può e dev’esser il campionato della sua consacrazione. Eccolo, allora, “il 9” della Salernitana saltare come un Sergey Bubka senz’asta, e fare «marameo» a un difensore che neppure ci crede che da quello stacco possa nascere qualcosa di pericoloso per Nicolas. Poveri illusi, voi credenti nella tesi del cross sprecato se non parte dal fondo: Coda va su – e fa nulla se è quasi sul dischetto del rigore -, impatta il pallone e lascia di sasso il portiere dell’Hellas. Pietrificato il Verona, in delirio l’Arechi. Di nuovo ai piedi del suo Massimo, il cannoniere della salvezza, e adesso il perno d’un progetto che punta (molto) più in alto, per sé e per la squadra.
Era rimasto a secco a La Spezia, il goleador dell’ippocampo, come pure nelle due gare di Tim Cup. Anzi, dopo aver segnato nella serie di rigori a Benevento era incappato in un errore fatale nel match di Gubbio contro il Pisa, costato l’eliminazione dalla Coppa. Insomma, gli bruciava dentro il sacro fuoco del riscatto, moriva dalla voglia di tornar a incidere e decidere. L’ha fatto nella partita più sentita dal popolo del cavalluccio marino, e contro l’avversario più forte. Una rete per sbloccarsi, e riannodare i fili d’un discorso interrotto nella notte (magica) di Lanciano, primo round dei play-out. Lì Coda mise il sigillo sulla permanenza in B. In estate ha (ri)accarezzato il sogno della serie A, però ha deciso – d’intesa con la società – di rinviare il decollo, e magari di provar a volarci insieme. Nel frattempo è diventato papà, il bomber di Cava de’ Tirreni, e quello segnato ieri l’altro agli scaligeri è il suo primo gol per il piccolo Saverio, nato un mese fa all’ospedale Ruggi.
Spera di dedicargliene tanti altri, l’attaccante che Claudio Lotito ha fatto di tutto per tenere con sé, prospettandogli pure un possibile futuro alla Lazio pur di trattenerlo almeno per un altro anno ancora all’ombra del Castello d’Arechi. Di palloni invitanti, a dirla tutta, nei primi 180 minuti di campionato, tra La Spezia e la gara interna con il Verona, gliene son arrivati col contagocce. Anzi, forse uno soltanto. Poco male, Massimo Coda ha saputo farselo bastare. Ché il calcio è per chi sa giocarlo…