Gennaro Ruotolo i libri li usava, con i compagni di scuola, soprattutto, per segnare le porte nell’immancabile partitella prima di entrare in aula. Classe 1967, poca classe ma tanta grinta. Si definisce calciatore “autodidatta” niente scuola calcio ma solo tante sfide negli sterrati di Santa Maria a Vico in provincia di Caserta. Una scuola di vita che ti insegna a dare tutto perché nessuno ti regala niente, soprattutto se non hai classe evidente. Arrivano il Sorrento e poi l’Arezzo, buone annate ma anche una fastidiosa pubalgia dalla quale, se giochi in squadre senza budget adeguati, rischi di non guarire mai. Arriva la chiamata al Genoa, ma le visite mediche vanno male. Sembra sfumare tutto quando Franco Scoglio decide di puntare comunque su Gennaro. Scoglio non è un allenatore, ma un filosofo del calcio. Un visionario in un mondo di carpentieri. Laureato in pedagogia trasforma giocatori disordinati in una vera squadra. Le cure hanno effetto e Ruotolo diventa una pedina inamovibile, laterale basso di quel “rombo” che fece le fortune dei grifoni. Con Eranio forma la catena di destra che produrrà i cross per Skuhravy e Pato Aguilera nell’anno del quarto posto del Genoa (miglior risultato dopo gli scudetti degli albori). In panchina non c’è più Scoglio ma Osvaldo Bagnoli che sa regalare concretezza ai sogni di Scoglio. Ruotolo è motore inesauribile e Bagnoli che è uomo di campo più che di parola, gli affida un ruolo indispensabile nell’ossatura di quella squadra. L’anno successivo Il Genoa arriva ai quarti di Coppa EUFA battendo ad Anfield road il Liverpool (prima squadra italiana a riuscirci) . Il sogno della finale sfumò, probabilmente, per un mancato accordo economico sul premio per un risultato che, all’inizio del torneo, non era nemmeno nei pronostici più rosei. Ruotolo ha giocato 444 partite col Genoa con 35 gol spalmati in varie serie e competizioni. Ancora oggi è il giocatore con più presenze in rossoblù. Spinelli, ex presidente di quel Genoa, lo vuole a Livorno dove Gennaro diventa immediatamente uno dei beniamini dei labronici contribuendo alla promozione in serie A. A fine carriera un’altra promozione in C1 con il Sorrento a, ormai, 40 anni. Ai tempi del Genoa arriva pure una presenza nella Nazionale di Sacchi insieme ad Eranio. Il lunatico Spinelli gli da, a fine carriera, la possibilità di allenare il Livorno per un paio di partite, anche senza regolare patentino, ottiene una fantastica promozione in A dopo i Play Off. Poi vari esoneri e subentri, come allenatore sta ancora cercando la sua consacrazione. Ad inizio carriera il suo idolo era Salvatore Bagni altro esempio di calciatore che fa dell’Intensità il suo punto di forza. Unico titolo nel suo palmares: uno scudetto Saudita con l’Al-Ittihad (gioca solo 10 partite).
SPORT
20 agosto 2016
Ruotolo, una bandiera non si ferma mai