Uno studio dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, appena pubblicato dalla rivista ‘Eurosurveillance’, dimostra per la prima volta che il virus Zika permane nello sperma fino a 6 mesi dopo l’insorgenza dei sintomi. Finora precedenti studi ne avevano rilevato la presenza fino a 2 mesi. I test sono stati eseguiti presso il laboratorio di virologia dell’Istituto romano per le malattie infettive tramite tecniche di biologia molecolare (RT-PRC) su un uomo di 30 anni che nel gennaio 2016 e’ tornato in Italia dopo 14 giorni dalla diagnosi di infezione da virus Zika. I sintomi che lo avevano allarmato erano di stato febbrile associato ad astenia e a rash cutaneo per 5 giorni. “Lo studio sulla persistenza del virus Zika nei fluidi corporei- fa sapere in un comunicato lo Spallanzani- ha mostrato per la prima volta che un uomo continua ad essere positivo allo sperma test per Zika virus anche sei mesi dopo l’insorgenza dei sintomi. I campioni di siero, urine, saliva e sperma sono stati raccolti in modo prospettico al fine di rilevare la presenza del Zika un virus in tali liquidi: il test a 91 giorni e’ stato positivo per l’urina, saliva e campioni di sperma. A 134 giorni risultava positivo solo un campione di sperma e lo stesso a 188 giorni. Studi precedenti avevano dimostrato che il virus Zika era stato rilevato nello sperma fino 62 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi”. I risultati di questo studio, quindi, confermano che il virus puo’ persistere nel liquido seminale con implicazioni per la potenziale trasmissione sessuale. Sottolinea inoltre la necessita’ di raccomandare ai pazienti affetti di astenersi “da attivita’ sessuali o di usare il preservativo per almeno sei mesi. Considerando poi che l’80% dei casi da virus Zika sono asintomatici, saranno necessari altri studi per approfondire la persistenza in uomini asintomatici e i rischi potenziali per la trasmissione sessuale, oltre alla definizione di misure di screening accurati per l’analisi dello sperma crioconservato nelle banche biologiche”.
“L’Inmi Spallanzani- evidenzia il direttore scientifico dell’Istituto, Giuseppe Ippolito- e’ impegnato a studiare patogenesi, virologia ed epidemiologia del virus Zika, oltre che alla cura delle persone colpite. Ci sforziamo di comprendere per quanto tempo i pazienti rimangono positivi al virus dopo il loro recupero e quali potrebbero essere le conseguenti implicazioni sulla salute pubblica. È molto lodevole il contributo che i pazienti garantiscono ai nostri studi aiutandoci ad approfondire per quanto tempo il virus puo’ persistere nel liquido seminale”. Aggiunge il commissario straordinario dello Spallanzani, Marta Branca: “Sono molto soddisfatta di tali risultati positivi ottenuti dall’Istituto e dal contributo che costantemente offriamo alla comunita’ scientifica”. In Italia sono state ad oggi 61 le diagnosi di infezione da Zika contro i 1111 in Europa (dati Ecdc) e in tutti casi si tratta di viaggiatori tornati da Paesi ad alto tasso di trasmissione del virus attraverso la zanzara Aedes. Lo Spallanzani ricorda infine che, grazie al protocollo firmato nel maggio scorso con il Coni, si occupa “anche della prevenzione e del controllo di eventuali patologie infettive e tropicali che potrebbero riguardare la delegazione italiana impegnata nei giochi olimpici di Rio 2016, citta’ brasiliana tra le piu’ colpite dal virus. È stato infatti fornito un vademecum agli atleti, e’ attivo un servizio di teleconsulto h24 e infine si potranno richiedere al rientro controlli ambulatoriali di approfondimento”, concludono dall’Istituto.