«Non è come dite voi. Noi non l’abbiamo violentata». Parla piano, il ragazzo indagato per le violenze sessuali. Lui è il cugino del fidanzatino di Paola (il nome è di fantasia), e anche lui è imparentato con un boss della malavita locale. «Lei ci stava», dice. «E se avete visto i video lo avete capito».Si difende il ragazzo del branco. Lui come il secondo che finisce davanti dal giudice nel primo giorno di interrogatorio. «Noi non abbiamo violentato nessuno», ripete fino alla noia anche lui.Per loro è stato un gioco. Un gioco stupido, ammettono. Ma solo un gioco. Nel quale tutti volevano esserci, secondo il racconto dei primi due baby-indagati ascoltati in una stanza di una casa famiglia dal giudice del tribunale dei minori in pre-senza di esperti, periti e difensori.
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