Addio a posto fisso e scatti di anzianità per gli statali. Non fa sconti la bozza del nuovo testo unico sul pubblico impiego, che nelle sue 133 pagine elimina due delle certezze dei dipendenti pubblici. Per quanto riguarda il posto fisso, scrive il ‘Corriere della Sera’, il documento prevede che ogni anno tutte le amministrazioni comunichino al ministero le “eccedenze di personale” rispetto alle “esigenze funzionali o alla situazione finanziaria”. In poche parole, i dipendenti che non possono più essere tenuti in carico o che non sono più utili possono essere trasferiti in un altro ufficio, purché questo si trovi a 50 chilometri da quello di provenienza con la mobilità obbligatoria.
In alternativa, le ‘eccedenze’ possono essere messe in ‘disponibilità’, ossia non lavorano e percepiscono l’80% dello stipendio, compresi i contributi per la pensione. Tuttavia, se entro due anni non trovano un’altra occupazione, anche accettando un inquadramento più basso, con conseguente taglio dello stipendio, il “rapporto di lavoro – si legge nella bozza – si intende definitivamente risolto”. Come ricorda il quotidiano di via Solferino, un sistema simile esiste già, ma al momento non sono previste sanzioni agli uffici che non comunicano le eccedenze. Il nuovo testo unico, invece, prevede lo stop alle assunzioni e l’avvio del procedimento disciplinare per il dirigente.
Per quanto riguarda gli scatti di anzianità, la bozza li elimina del tutto e prevede che lavoro dei dipendenti pubblici sia valutato ogni anno dai dirigenti. In base alla valutazione, verrà assegnato un aumento, variabile a seconda delle risorse disponibili e comunque erogato a non più del 20% dei dipendenti per ogni amministrazione. Tra le novità previste dal nuovo testo unico anche l’obbligo della conoscenza dell’inglese per i concorsi pubblici e la visita fiscale automatica che scatterà per le assenze del venerdì e nei giorni prefestivi. Inoltre, la bozza prevede anche il buono pasto di 7 euro al giorno, uguale per tutti gli impiegati e la fine dell’indennità di trasferta.
L’unica incognita restano i tempi. Sebbene il governo abbia parlato finora di settembre, la riforma della pubblica amministrazione prevede che questo pezzo della delega possa essere esercitato entro febbraio 2017.