Si è tenuta questa mattina l’Assemblea Nazionale di Confesercenti. La Sala Italia della Mostra d’Oltremare di Napoli ha ospitato i rappresentanti della Campania ma anche le delegazioni di altre regioni meridionali (Molise, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia). Collegate in video anche le assemblee di Roma, Milano e Bologna con ospiti illustri. Dopo il saluto del presidente della RepubblicaSergio Mattarella c’è stata la relazione del presidente nazionale di Confesercenti Massimo Vivoli e gli interventi dei Governatori e dei Sindaci delle città collegate. A Napoli sono intervenuti Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, Vincenzo Schiavo, presidente della sezione di Napoli e della Campania di Confesercenti e Amedeo Lepore, assessore Regione Campania alle attività produttive.(gli interventi dei quali sono riportati nei comunicati stampa a seguire).
Studio CER-EURES: IMPATTO ECONOMICO DELL’INSICUREZZA SULLO SVILUPPO DEL TERRITORIO E SULLA VITA D’IMPRESA – focus Napoli e Campania
L’assemblea nazionale Confesercenti ha avuto come tema centrale “Città più sicure, economia più forte”, basandosi su alcuni dati, molto interessanti, provenienti dallo studio affidato dalla Confesercenti al CER (Centro Europa Ricerche) in collaborazione con l’EURES (Ricerche economiche e sociali) ed è volto a valutare l’impatto del fenomeno dell’insicurezza sulle prospettive di crescita economica.
L’analisi sulla diffusione e dell’andamento della criminalità nella provincia di Napoli e in Campania evidenzia una dinamica che in larga parte contravviene molti luoghi comuni che imputano ai territori meridionali un più alto “rischio criminale”.
Il confronto con il dato medio nazionale e con quello di alcune grandi metropoli del Centro e del Nord Italia evidenzia infatti come la provincia partenopea, la Campania e, in generale, il Sud Italia, presentino una minore criticità in relazione a molti dei reati che danneggiano l’economia del territorio. In particolare, analizzando la totalità dei delitti denunciati, significativo appare il risultato nel medio periodo, con una flessione della criminalità in provincia di Napoli (-3,9% tra il 2008 e il 2014) e in Campania (-1,6%), in controtendenza rispetto all’aumento del 3,8% complessivamente registrato in Italia. Rispetto al 2013, invece, nel 2014 il dato è di sostanziale stabilità (-0,4% a Napoli, +0,2% in Campania e -2,7% al Sud), a fronte di una più decisa flessione complessivamente registrata su scala nazionale (dove i reati diminuiscono del 2,7%).
La controtendenza di Napoli rispetto alle altre grandi metropoli del Centro e del Nord Italia, appare ancora più evidenteattraverso l’indice generale della criminalità (rapporto tra reati denunciati e residenti): Napoli e provincia nel 2014 presentano un indice pari a 43,6 reati ogni 1.000 abitanti (nel 2008 erano 46,3), inferiore al valore medio nazionale (46,3), e pari a circa la metà di quello registrato a Milano, dove i reati ogni 1.000 abitanti nel 2014 sono stati 81,1.
Ancora inferiore risulta l’indice di criminalità in Campania (38,3) e nel Sud, che con “soli” 25,5 reati ogni 1.000 abitanti presenta un valore pari a circa la metà di quello medio nazionale.
Considerando inoltre il rapporto tra reati denunciati e scoperti, ancora una volta rimettendo in discussione il luogo comune della inferiore sicurezza del Mezzogiorno, il dato relativo al Sud Italia, così come quello della Campania (rispettivamente 23,5% e 23,7% nel 2014), risultano di circa 5 punti percentuali superiori al valore medio nazionale (18,8%). Anche Napoli risulta in linea con il risultato sopra esposto, registrando nel 2014 una percentuale di reati scoperti pari al 21,2% di quelli denunciati; tale rapporto risulta decisamente più positivo rispetto alle altre grandi città metropolitane del Centro-Nord.
Anche considerando i soli reati mafiosi, nel Sud Italia c’è una flessione del 4,1% nell’ultimo anno e del 45,9% tra il 2010 e il 2014, che sembra contrapporsi al progressivo incremento di tali fattispecie in diverse aree del Centro-Nord. Ciò nonostante, i reati mafiosi considerati si concentrano ancora in circa un terzo dei casi nelle regioni del Sud, dove sono stati commessi nel 2014 ben 6.120 dei 18.937 “reati mafiosi” censiti in Italia.
A livello provinciale Napoli, con 1.026 denunce nel 2014, registra una significativa riduzione sia rispetto al 2013 (-5,2%, a fronte di -1,3% in Italia), sia rispetto al 2008 (-18,1% a fronte di -1,5% in Italia), in controtendenza rispetto alla dinamica regionale, dove nel 2014 i reati mafiosi risultano in aumento dell’1,4%, dopo la flessione del 12,1% osservata nel confronto con il 2008 (-12,1%).
Anche relativamente a furti e rapine in esercizi commerciali, che in Italia segnano un progressivo incremento (pari a +1,2% nell’ultimo anno e a +12,6% rispetto al 2008), Napoli e provincia presentano una dinamica in controtendenza, evidenziando una significativa flessione (pari a -4% rispetto al 2013 e a -2,5% rispetto al 2008). Ancora una volta la dinamica regionale e ripartizionale si discosta negativamente dal risultato di Napoli, registrando un incremento nell’ultimo anno pari all’1,6% in Campania e al 4% al Sud (ma una flessione rispetto al 2008 pari rispettivamente al 16,7% e all’1,6%).
Per quanto riguarda i reati di contraffazione e di violazione della proprietà intellettuale, gli 874 reati denunciati a Napolirisultano in un aumento rispetto alle 835 denunce del 2013 (+4,7%), presentando un valore identico a quello del 2008.
L’incremento dell’ultimo anno risulta in questo caso coerente con quello complessivamente rilevato a livello nazionale (+4,4%) e leggermente inferiore all’aumento evidenziato in Campania (+7,6%, che tuttavia presenta una flessione del 6,7% rispetto al 2008) e al Sud (+6,5% rispetto al 2013 e +18% rispetto al 2008).
Per quanto riguarda infine l’abusivismo commerciale (dati emersi attraverso l’osservazione dei risultati delle operazioni finalizzate al contrasto del fenomeno realizzate dalle Forze dell’Ordine e censite dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno), si confermano ampiamente maggioritarie le operazioni rivolte contro l’abusivismo ambulante (che complessivamente rappresentano anche nel capoluogo campano il 78,4% delle operazioni). Significativamente inferiore al dato medio nazionale risulta invece il rapporto tra persone sanzionate ed operazioni di contrasto positivamente realizzate: su 3.641 operazioni condotte nella provincia partenopea, infatti, il numero dei sanzionati si attesta a 966, pari a 0,3 per ciascuna operazione, a fronte di un valore pari a 0,5 in Italia e, come ricordiamo, ad 1,5 a Milano).
Tale rapporto scende ulteriormente considerando l’intero territorio campano, (con 1.146 sanzionati su 4.997 operazioni) e del Sud Italia (2.225 sanzionati su 14.303 operazioni), attestandosi a 0,2.
TASSO DI CRESCITA IMPRENDITORIALE
Napoli si distingue per registrare il tasso di crescita imprenditoriale più elevato tra le province italiane, riflettendo soprattutto l’aumento delle iscrizioni, ovvero delle nuove attività aperte grazie al miglioramento delle aspettative e della fiducia da parte degli imprenditori.
Nella provincia partenopea, infatti, il tasso di crescita è pari al 2,3% nel 2015, ampiamente superiore a quello medio nazionale (+0,7%), a quello della macro area di riferimento (+1% al Sud) e della Regione (+1,6%). Dati in crescita rispetto già 2014 (tasso di sviluppo 1,5%) e ovviamente rispetto a 2007-2010 (0,8%).
Con riferimento allo stock delle imprese registrate, l’area metropolitana di Napoli ospita la metà del tessuto produttivo regionale (il 49,5%, pari a 283.158 unità), contribuendo in misura determinante alla crescita dell’imprenditoria campana: tra il 2007 e il 2015 l’incremento delle imprese è stato infatti pari all’8,2% a Napoli e al +4,7% nella regione, in controtendenza rispetto ai risultati negativi complessivamente rilevati nel Mezzogiorno (-1,4%) e in Italia (-1,1%).
Anche nell’ultimo anno alla debole ripresa registrata su scala nazionale e al Sud (+0,3% e +0,5%) ha corrisposto una crescita più sostenuta nella provincia partenopea (+2,3%).
Anche a Napoli il terziario rappresenta una quota importante del sistema produttivo: nel 2015 le imprese operanti nel settore del commercio e del turismo si attestano a 137.693 unità (pari al 48,6% del totale), altre 57.527 operano invece negli “altri servizi” (il 20,3%). In questi settori la crescita è stata pari rispettivamente al 9,3% e al 18,6% nella dinamica di medio periodo (+3,7% e +19,4% al Sud e +3,8% e +17,8% in Italia). Contestualmente è diminuito sia lo stock delle imprese agricole (-26,3% tra il 2007 e il 2015) sia di quelle manifatturiere (-15,4%), mentre sono aumentate leggermente le attività edili (+0,9%, a fronte del -2,2% del Sud Italia).
Per quanto riguarda il commercio al dettaglio nel 2015 a Napoli il saldo tra iscritte e cessate risulta pari a -1.041 imprese per il commercio al dettaglio ed a -293 per i pubblici esercizi (-2.350 e -752 in Campania), in netto peggioramento rispetto al 2010, quando si registravano scarti pari rispettivamente a -576 e -99, indicativi di una migliore tenuta del commercio di prossimità all’interno dell’economia locale.
Alla positiva dinamica delle imprese si contrappone un andamento meno incoraggiante del valore aggiunto (i dati disponibili si fermano tuttavia al 2013 per l’articolazione provinciale e al 2014 per quella regionale): a Napoli e in Campania negli ultimi anni si osserva infatti un arretramento nella ricchezza prodotta, che tra il 2007 e il 2013 scende del 4,2% nella provincia capoluogo (-5,3% nella regione), attestandosi a 49,7 miliardi di euro.
A Napoli, così come nel resto del Paese, sono le realtà produttive di grandi dimensioni ad assorbire la quasi totalità deifinanziamenti concessi dagli istituti di credito: nel 2015 alle imprese con almeno 20 addetti sono destinati 14,8 miliardi di euro, l’86% dei prestiti erogati, a fronte dei 2,4 miliardi indirizzati alle imprese più piccole (pari al 14%).
Le imprese del Sud Italia hanno subito pesantemente gli effetti della crisi economica, soprattutto sotto il profilo finanziario, caratterizzandosi tutto il territorio per un preoccupante aumento delle difficoltà ad onorare i debiti contratti. Tra il 2011 e il 2015 il tasso di insolvenza è aumentato di oltre 10 punti percentuali sia Napoli (dal 10,4% al 21,3%) sia nel Sud Italia (dal 12,8 al 24,4%). Nell’ultimo anno la crescita è stata più contenuta nel capoluogo campano (+1,6 punti sul 2014) rispetto alla macro area di riferimento (+3,1 punti) e all’Italia (+2 punti), tuttavia il tasso di insolvenza rilevato nella provincia di Napoli supera di ben 4,1 punti quello registrato su scala nazionale (17,2%). Le distanze dalla media del Paese si allargano considerando il dato regionale (+5,6 punti) e quello del Sud Italia (+7,2 punti).
A livello settoriale si confermano anche a Napoli le maggiori difficoltà del comparto edile, il cui tasso di insolvenza è cresciuto di 18,5 punti percentuali nel corso degli ultimi cinque anni, raggiungendo il 34,7% nel 2015 (era pari al 16,2% nel 2007).
ECONOMIA DELLE FAMIGLIE E COMPORTAMENTI DI CONSUMO
La Campania si colloca tra le ultime regioni in Italia in termini di reddito pro-capite (12.011 euro), nella fascia più bassa anche tra i territori del Mezzogiorno (12.638 euro la media del Sud Italia).
La spesa media familiare è diminuita del 7,7% tra il 2007 e il 2014 (-11,5% al Sud e -6% in Italia), mentre sia a livello regionale sia nella macro area di riferimento è rimasta sostanzialmente invariata (+0,7% in Italia), riflettendo la dinamica dei redditi.
Complessivamente i consumi delle famiglie ammontano a 2.028 euro mensili in Campania, discostandosi significativamente dalla media delle regioni del Nord e del Centro Italia, con una differenza di quasi 500 euro rispetto al dato nazionale (2.489 euro).
Analizzando, invece, la dinamica dei consumi, tra il 2007 e il 2014 la diminuzione più forte ha riguardato i consumi per abbigliamento e calzature (-29,9%) e per ricreazione, spettacoli e cultura (-27,4%), in linea con il trend del Sud Italia (-38,7% e -25,5% i rispettivi valori). Seguono quelli destinati a mobili e articoli per la casa (-17,3%, a fronte del -29,3% al Sud), alle comunicazioni (-14,3% e -23% al Sud), agli alimentari, bevande e tabacchi (-9,3%), ai trasporti (-8,6%) e ai servizi sanitari e altre spese per la salute (-7,1%). Anche nel caso dell’abitazione si registra una lieve diminuzione nel medio periodo (-0,9%), tuttavia l’incidenza sul totale della spesa per questa componente è passata dal 32,8% del 2007 al 35,3% del 2014 (715 euro) indicando la maggiore onerosità legata soprattutto alle utenze. Una crescita sostenuta, ma meno significativa in valori assoluti, si registra invece nel caso della spesa per istruzione (57,8%), per i servizi ricettivi e di ristorazione (+11,5%) e per gli altri beni e servizi (+6,3%).
Il tasso di occupazione è particolarmente basso a Napoli (37,4%, pari a 797,1 mila occupati) e in Campania (39,6%). Nell’area metropolitana questo indicatore si discosta di 5,1 punti dalla media del Sud Italia (42,5%) e di ben 18,9 punti dal dato nazionale (56,3%). Tuttavia il tasso di occupazione risulta in leggero miglioramento nel 2015 (+0,4 punti a Napoli; +0,7 al Sud)
All’Assemblea annuale di Confesercenti, tenutasi nella Sala Italia della Mostra d’Oltremare, sono intervenuti Vincenzo Schiavo, presidente Confesercenti Napoli e Campania, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, e Amedeo Lepore, assessore Regione Campania alle attività produttive. Collegati in video il Governatore della Regione Lazio Zingaretti, quello della Lombardia Maroni e quello delll’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
«Tenere una parte importante dell’assemblea Nazionale di Confesercenti a Napoli – ha esordito Vincenzo Schiavo – è stato un segnale forte. Del resto l’Italia può avere un rilancio solo se si rilancia ulteriormente l’economia al Sud. A Napoli e Campania qualche segnale di ripresa, confortato dai dati dello studio CER, c’è, il Sud non può non essere protagonista nello sviluppo e nella storia del nostro Paese. Certo, ci sono ancora alcune criticità importanti. Del resto in Italia 29000 imprese ogni anno muoiono, quasi 7 imprese all’ora chiudono, ci sono dei fattori che non funzionano. In Campania abbiamo un saldo negativo di 13mila imprese che chiudono, più di 5mila a Napoli. Nella nostra regione ci sono meno denunce ma una maggiore opportunità di denunce esiste quando e dove si conosce chi è stato a commettere il furto. Le nostre imprese – conclude Schiavo – si sentono abbandonate dallo Stato. Il Governo e le Regioni devono garantire maggiore sicurezza ai nostri imprenditori, le banche non erogano più soldi alle imprese ed invece in un mercato spietato come il nostro c’è bisogno di maggiore sostegno. Nonostante ciò e nonostante il reddito pro capite al Nord sia di 16900 euro, ovvero 4900 euro di più rispetto al Sud, riusciamo ad avere un economia adeguata. Ai Governatori delle Regioni e ai sindaci chiediamo di mantenere le loro promesse. Confesercenti è attenta e propone idee e soluzioni, ma naturalmente prima di noi è la politica che deve dare risposte concrete».
Apprezzato, anche dagli oltre mille delegati della Confesercenti presenti a Napoli, l’intervento del sindaco Luigi De Magistris. «Con Confesercenti c’è un dialogo continuo e proficuo, si cerca di creare una sinergia in modo da risolvere i problemi relativi alla città e allo sviluppo di essa grazie anche agli imprenditori. Il tema della sicurezza è certamente importante, in questo senso sono d’accordo con chi propone maggiori poteri ai sindaci. E’ sul tavolo un disegno di legge volto a dare maggiore possibilità ai primi cittadini di dare indirizzi e prendere decisioni sulla sicurezza delle proprie città. Non sarei un sindaco sceriffo, queste terminologie sono da film e basta. Sono il sindaco tra la gente e questo mi consente di cogliere i problemi. Allo stato attuale vengo solo consultato su questo tema e devo dire che il Prefetto di Napoli è molto attenta alle varie visuali. Dovrei tuttavia avere un potere vincolante in modo da rispondere direttamente ai cittadini della linea portata avanti nel comitato per l’ordine e la sicurezza, sia in tema di repressione che di prevenzione dei crimini». Sul dato napoletano dei 43.6 reati ogni 1000 abitanti (-3.9% rispetto al 2008 e inferiore al dato nazionale) il sindaco ha detto: «Non credo che ci sia l’equazione meno reati è uguale a meno denunce. Il senso civico dei napoletani non è affatto inferiore a quello dei milanesi o dei torinesi, a Napoli c’è una percezione forte di insicurezza ma è una metropoli dove il crimine è presente esattamente come c’è a Milano, Parigi o Londra. Questo dato positivo non significa che la nostra città è diventata la più sicura al mondo, ma neanche il contrario. I dati di Napoli non sono falsati perchè i napoletani non vanno a denunciare, assolutamente. Oggi noi dobbiamo: 1)Garantire la sicurezza (ma questo è compito del Ministro degli Interni). 2)Avere dimostrazioni di maggiore coraggio da parte dei sindaci; 3)Creare un rapporto di cooperazione serio tra pubblico e privato. Napoli veniva da un’emergenza rifiuti devastante, non c’erano eventi o cose del genere. Oggi è la terza città di Italia per eventi e turismo, noi abbiamo cercato di valorizzare nella nostra città il capitale umano, 350 luoghi della città sono in mano a soggetti privati, con ricaduta economica importante per il Comune. Chi si prende cura di questi luoghi può avere l’esenzione totale dalle tasse comunali, quindi il privato se investe sulla città non fa solo l’interesse della propria azienda ma anche di Napoli. A noi interessa la comunità e il bene comune. A Napoli nel momento di maggiore difficoltà economica le persone si sono guardate dentro e hanno riscoperto il capitale umano che se si organizza vale quanto il capitale economico. Non abbiamo lasciato soli i vari imprenditori che nonostante la difficoltà investono. Lo spazio pubblico di una comunità è uno spazio di tutti, chi si prende cura della città è un componente della comunità che da cura a tutti, un’altra qualità che devono avere gli amministratori è il coraggio». Infine ancora sul tema della maggiore autonomia invocata per i primi cittadini: «Dare più responsabilità e autonomia ai sindaci significa attuare l’articolo 807 della Costituzione. Ancora oggi le regioni spendono ancora il 70% dei fondi europei. Affidiamo ai sindaci più forza, responsabilità e potere, così che il sindaco possa assumersi le proprie responsabilità e non dare le colpe ad altri enti. Del resto – ha aggiunto De Magistris – non posso continuare a fare il sindaco senza soldi. Diamo potere ai cittadini e alle categorie professionali e vedrete che il nostro paese si riprenderà prima di quello che pensiamo».