La passerella ciclopedonale di Cinisello Balsamo venne costruita secondo tutti gli standard di sicurezza, nessun pericolo di crollo: assolto Mario Vuolo, il “re del ferro” partito da Castellammare di Stabia per costruire importanti opere pubbliche, in particolare nel settore delle strade, con la ditta Carpenfer. Assolto anche il figlio Pasquale Vuolo. E’ il verdetto emesso ieri dal Tribunale di Monza nei confronti di padre e figlio, assistiti dall’avvocato Renato D’Antuono. Il pm Franca Macchia aveva chiesto una condanna a quattro anni e mezzo per Mario Vuolo e a un anno per il figlio Pasquale.
La sentenza ha ribaltato il quadro delineato dalla Procura sancendo un’assoluzione con formula piena dalle principali accuse mosse nei confronti dei due imprenditori stabiesi: avere messo in pericolo gli eventuali pedoni o ciclisti che avrebbero percorso la passerella, nonché avere minacciato l’ex responsabile della sicurezza della ditta dei Vuolo che è poi diventato il loro principale accusatore. La sentenza del giudice di primo grado sbriciola le accuse mosse da Gennaro C., divenuto poi testimone di giustizia e che si è costituito parte civile nel processo. Era stato a lui a raccontare di presunte “leggerezze” nel corso dei lavori per la realizzazione dell’importante opera pubblica, paventando addirittura il collegamento della la criminalità organizzata con i lavori. Quest’ultimo aspetto non era stato considerato attendibile da parte degli investigatori neanche durante la fase delle indagini tant’è che la competenza dell’inchiesta è rimasta alla Procura ordinaria e non è mai stata trasferita alla Direzione distrettuale antimafia competente per territorio. Nel corso del processo è stato dimostrato che i lavori vennero realizzati correttamente e che le accuse mosse da Gennaro C. non avevano alcun tipo di riscontro, tanto da essere arrivati a un’assoluzione con formula piena, tecnicamente secondo il primo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, relativamente ai principali capi d’imputazione. Assolti anche gli altri protagonisti della vicenda tra cui Alfio Cirami, all’epoca contract manager dell’Impregilo.