Meglio avere giocatori che si adattano ad uno specifico modulo, il preferito del ct del momento, oppure dei campioni affermati? E’ il dilemma che ha sempre assillato la Nazionale italiana, seppur con diverse sfumature. Da sempre, ma non oggi. Non alla vigilia di Euro 2016. Esattamente 10 anni fa, quando la nazionale guidata da Marcello Lippi alzò la quarta coppa del Mondo della nostra storia, nessuno avrebbe immaginato ci si potesse trovare in una situazione del genere. Antonio Conte, l’attuale ct, dovrà scegliere il meno peggio, quasi i rimasugli. Pensare che un tempo i calciatori “emigranti” non venivano nemmeno presi in considerazione ed oggi costituiscono il blocco centrale di questa nazionale è un dato che deve far riflettere.
Gli ultimi problemi a Thiago Motta e Montolivo hanno lasciato l’Italia col fiato sospeso, manco aspettassimo Pirlo e Camoranesi. Mai come quest’anno le scelte e la filosofia del ct dovrebbero mettere tutti d’accordo, ed invece, come sempre, si generano polemiche innescate dalle preferenze personali di ognuno. Escludere Belotti, tanto per dirne uno, oppure convocare Ogbonna, come se a casa avessimo lasciato Nesta o Cannavaro. Plebiscito popolare per Jorginho, ottimo calciatore, ma potrebbe forse cambiare le sorti di un Europeo o di un Mondiale? La stessa domanda la si può porre per Lorenzo Insigne che ha comunque tanta concorrenza nel ruolo che quest’anno lo ha consacrato definitivamente.
Sarebbe lecito chiedersi, piuttosto, perché in questa Nazionale mancano i grandi campioni che hanno caratterizzato un’epoca ormai lontana.