RIMINI – Bambini sgridati e minacciati, piccoli strattonati più volte solo perché non erano in grado di tirarsi su da soli i pantaloni oppure perché non riuscivano a raggiungere in tempo un luogo nell’aula dove l’insegnante aveva deciso di radunarli. Sono solo alcuni dei comportamenti di una maestra 61enne di una scuola materna di Rimini, arrestata oggi.
La donna non era nuova a questi episodi: era già stata sospesa dal servizio per 10 giorni nel 2010 proprio per la sua aggressività. Oggi, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Fiorella Casadei, scaturita dagli elementi acclarati dal personale del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Rimini e sostenuti dal sostituto Pm Davide Ercolari, la donna è stata sottoposta agli arresti domiciliari.
Le indagini dei militari, condotte attraverso sistemi di intercettazione video-ambientali, erano iniziate su segnalazione di un’altra insegnante che aveva raccontato di aver assistito in diverse occasioni a una serie di condotte aggressive e violente tenute da P.L., classe 1955, nei confronti dei piccoli a lei affidati nella sua sezione. Comportamenti che stavano ingenerando nei bimbi reazioni traumatiche ed un perdurante stato di ansia e terrore.
Le dichiarazioni della collega hanno trovato fin da subito riscontro nelle immagini acquisite giornalmente dai Carabinieri a partire dal febbraio di quest’anno, e dalle quali emergeva la negativa modalità di relazione dell’indagata con i minori connotata da aggressività e prepotenza, da strattoni e spinte, tale da ingenerare una generale situazione di timore e soggezione psicologica dei bimbi piegati a obbedire, non per rispetto dell’educatrice amorevole e autorevole, ma bensì assoggettati ad una autoritaria aguzzina.
I bambini vivevano dunque una situazione “abituale” di insostenibile disagio fisico ma soprattutto psicologico, che – a detta del perito nominata dal Pubblico Ministero – può causare danni irreparabili nelle relazioni comportamentali e sul sistema cognitivo e di apprendimento di soggetti in età evolutiva quali appunto i bimbi in questione.
Questi in sintesi gli elementi che hanno concorso a formare le valutazioni dapprima del Pm Ercolani, e in seconda battuta del Gip Casadei, in ordine al reato di maltrattamenti (572 c.p.) considerando soprattutto il pericolo di recidiva specifica in ragione della spiccata pericolosità sociale evidenziata dall’indagata con la conseguente elevata probabilità che la stessa, rimanendo nel suo posto di lavoro, possa perpetrare ulteriori condotte, sempre più violente e persecutorie verso i minori a lei affidati.