Cinque politici sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri di Cosenza con l’accusa, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e corruzione, insieme a 4 esponenti di vertice della cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, egemone in provincia di Cosenza. Tra i politici arrestati Sandro Principe, del Pd, ex Sindaco di Rende, già sottosegretario al Lavoro e già assessore e consigliere regionale, un altro ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo; l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo; nonché un ex consigliere comunale. Dalle indagini, secondo gli investigatori, è emerso un “collaudato ‘sistema’ ultradecennale” ed un “intreccio” politico/mafioso che ha consentito a candidati alle comunali di Rende tenutesi nel ’99 e fino al 2011, alle provinciali di Cosenza del 2009 ed alle regionali del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale della cosca “Lanzino-Ruà” in cambio di assunzioni e della gestione di locali pubblici.
L’inchiesta che ha portato agli arresti di oggi è stata condotta dai pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni. Oltre all’ ex sottosegretario Sandro Principe, gli altri politici coinvolti nell’operazione sono un altro ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo; l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo; nonché un ex consigliere comunale di cui al momento non è stata resa nota l’identità. Per tutti sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Chiesto sostegno boss detenuto in occasione delle elezioni amministrative a Rende. Venivano stipulati patti elettorali che vedevano costantemente coinvolta la cosca “Lanzino-Ruà” i cui affiliati si adoperavano nel procacciamento di voti non per una particolare fidelizzazione politica, ma per “un ovvio e scontato” perseguimento di interessi della cosca stessa che poteva essere perseguito anche attraverso l’appoggio di candidati diversi o di differenti fazioni. E’ quanto sarebbe emerso dall’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di cinque politici dell’area di Rende e Cosenza. Dalle indagini sarebbe emerso anche che, in occasione della campagna elettorale del 2014 per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, sia stato “interessato”, benché detenuto, uno dei quattro affiliati raggiunti oggi dalla misura cautelare ed attualmente detenuto al regime del 41 bis. Un interessamento finalizzato, secondo l’accusa, ad ottenere il suo assenso e le indicazioni alla cosca per fornire l’appoggio elettorale secondo prassi già riscontrate in passato. Lo stesso, però, intercettato durante un colloquio in carcere con i congiunti, aveva posto come condizione insuperabile il pagamento di una cospicua somma di denaro e si era lamentato degli scarsi benefici ottenuti dalla cosca nel recente passato, quando si era persino occupato di monitorare l’attività politica dai principali candidati. Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto e dal pm Pierpaolo Bruni e coordinate dal procuratore della Repubblica facente funzioni Giovanni Bombardieri, sono state svolte dal Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cosenza.