Ancora sangue in Siria, dove oltre 100 morti persone sono rimaste uccise in attentati condotti in zone controllate dal governo siriano, Homs e la capitale Damasco. Mentre da Amman il segretario di Stato americano John Kerry ha annunciato di aver raggiunto “un accordo provvisorio di principio” con il suo omologo russo Sergei Lavrov sui termini di una tregua in Siria. E, in un’intervista a El Pais, Bashar Assad pone delle specifiche condizioni all’entrare in vigore del cessate il fuoco, specificando che non “permetta di guadagnare terreno ai terroristi”, termine in cui il regime inserisce anche gruppi ribelli filo occidentali.
Nell’esplosione quasi simultanea di due autobomba sono rimaste uccise 57 persone ad Homs, mentre almeno 31 sono rimaste uccise in una serie di esplosioni avvenute nel quartiere sciita di Sayyida Zeinab, nella periferia sud di Damasco, secondo quanto riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Si tratta in entrambi i casi di zone controllate dalle forze governative dove sono avvenuti in passato altri attentati, rivendicati dallo Stato Islamico.
In particolare gli attacchi di oggi a Damasco – almeno uno condotto con un’autobomba e altri due con terroristi kamikaze armati di cinture esplosive – sono avvenuti nei pressi del santuario con la tomba di Zaynab, la nipote di Maometto, che esattamente un mese fa è stato colpito da un altro attentato in cui sono rimaste uccise 71 persone, 29 civili e 42 miliziani filo regime.
Considerato una roccaforte del governo e luogo sacro degli sciiti, si dice che il santuario sia protetto da guerriglieri Hezbollah. Sono almeno 39 i civili rimasti uccisi nelle esplosioni ad Homs, avvenute nel quartiere di al-Zahraa.