Torre del Greco. Ricomincio da tre. A due settimane dalla presentazione delle liste per il voto del 10 giugno, il centrosinistra resta senza il «candidato unitario» in grado di puntare diritto alla successione dell’ex sindaco Ciro Borriello. La fumata bianca in casa Pd – ufficializzato, al termine del direttivo cittadino di metà settimana, il nome di Lorenzo Porzio come aspirante leader dell’intera coalizione – non è bastata, infatti, a mettere d’accordo tutti gli alleati. Pronti a rilanciare le aspirazioni dell’ex senatore Nello Formisano – il primo a scendere in campo dopo il benservito di Leu per le politiche del 4 marzo – e di Giovanni Palomba, lo storico figlioccio della Democrazia Cristiana capace di mettere insieme tutti gli scontenti della passata amministrazione comunale. Al termine di tre ore di accese discussioni all’interno della sede dei democrat di via Circumvallazione – in cui non sono mancati momenti di tensione e scontro – la riunione è stata aggiornata sull’ipotesi di individuare un nome di superamento rispetto ai tre oggi presenti sul tavolo.
La strategia del Pd
Non a caso – proprio alla vigilia dell’interpartitico della verità – i democrat della quarta città della Campania avevano incoronato, all’unanimità dei presenti, l’ex vicesindaco di Gennaro Malinconico come propria guida verso la conquista di palazzo Baronale: un’incoronazione a metà, considerata la rinuncia per «ragioni professionali e personali» di Luigi Mennella – il vicepresidente della Gori in lizza fino all’ultimo secondo, come sua consolidata abitudine – e il ritiro sull’Aventino delle truppe cammellate del consigliere regionale Mario Casillo. Ma – forte dell’orientamento prevalente all’interno del Pd – il segretario cittadino Massimo Meo non ha esitato a calare il proprio asso, un profilo politico riconosciuto e inattaccabile sotto tutti i punti di vista.
Il contropiede delle civiche
Ma la corazzata di liste civiche messe in piedi da Giovanni Palomba – rappresentate al tavolo da Alfonso Ascione, Gerardo Guida e Ciro Piccirillo – ha contestato la validità di una proposta a guida Pd. «Il voto del 4 marzo ha dimostrato come i partiti tradizionali siano in gravi difficoltà: bisogna puntare sulle liste civiche per puntare alla vittoria», il concetto espresso a grandi linee dai promotori della «grande ammucchiata» al centro. D’altronde, lo strappo era praticamente annunciato: Giovanni Palomba aveva confermato la sua discesa in campo a prescindere dalle scelte del Pd. «Se non dovessimo trovare la giusta convergenza, potremmo prendere strade diverse e poi ragionare al ballottaggio», il messaggio dello storico figlioccio della Democrazia Cristiana. Un messaggio rafforzato alla vigilia dell’interpartito dai «segnali d’intesa» lanciati dai Casillos della città del corallo. Insomma, la linea delle liste civiche porterebbe a un accordo con i transfughi del Pd e alla chiusura completa alla sinistra capitanata da Nello Formisano.
I sopravvissuti della sinistra
Una soluzione, in fondo, gradita al pluriparlamentare in pensione con il sogno della fascia tricolore della propria città. Ma senza scendere a compromessi «con chi fino a luglio del 2017 sosteneva un sindaco poi arrestato per corruzione». Una linea, in parte condivisa dal Pd, fino al momento di tirare le somme: la coalizione «esclusivamente di sinistra» auspicata da Nello Formisano rischierebbe di non arrivare neanche al ballottaggio, un’ipotesi da incubo per i democrat. In particolare se a guidare la mini-coalizione dovesse essere – come preteso dallo stesso pluri-onorevole – chi a Torre del Greco non ha mai preso un voto personale nel nuovo secolo.