Calciatori dilettanti, infermieri, operai Fincantieri, titolari di attività commerciali del lungomare di Castellammare e persone che hanno visto la loro vita distruggersi, forse proprio a causa della droga. Gli atti dell’inchiesta “Speedball” – messa a segno dalla compagnia stabiese dei carabinieri, che ha portato all’esecuzione di 16 misure cautelari di cui 4 in carcere e 9 ai domiciliari – rivela uno spaccato della realtà quotidiana di Castellammare. Tante le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina e marijuana.
La divisione dei clienti
Vittorio Benito Ferrara puntava soprattutto alla movida stabiese ed era riuscito a creare un giro che riforniva anche qualche barista di corso Garibaldi e un calciatore stabiese che ha militato in diverse squadre locali, tra i dilettanti. Vittorio D’Auria, invece, era il punto di riferimento per qualche tuta blu di Fincantieri e infermieri del San Leonardo. Il 24enne, conosciuto come ‘o rumeno, aveva la sua base operativa in via Brin, a pochi passi dalla fabbrica e spesso utilizzava anche la pausa pranzo per rifornire i suoi clienti. Inoltre, aveva contatti con il personale dell’ospedale San Leonardo. Al telefono chiamava “dottore” un cliente, che in realtà era un infermiere. Quest’ultimo anche durante il suo orario di lavoro prenotava dosi di cocaina che poi avrebbe consumato su una barca ormeggiata in uno dei pontili del porto stabiese. Raffaele Cherillo – il 37enne di Torre Annunziata a capo della piazza di spaccio del rione Capo Rivo – era il punto di riferimento dei clienti della penisola sorrentina. Un target più alto, persone disposte a spendere anche 4-500 euro a sera per la cocaina da consumare con gli amici o durante i festini. Amato La Mura (50enne di Santa Maria la Carità), Raffaele Cirillo e Aniello Ino (rispettivamente di 21 e 22 anni, di Torre Annunziata), invece, erano i pusher dei disperati che consumavano eroina e Speedball, il mix letale di sostanze stupefacenti. Raffaele Cirillo e Aniello Ino avevano un elenco di clienti vastissimo e potevano permettersi, talvolta, anche di concedere droga a credito o di regalare qualche dose omaggio. Amato La Mura invece non aveva un giro vasto ed era costretto a litigare anche per poche decine di euro, non solo con i clienti ma anche con i suoi fornitori. “Porta i soldi precisi”, gli dice al telefono un nordafricano di Castel Volturno, in una delle chiamate intercettate dagli investigatori.