Cento piazze-bunker dello spaccio, operative h24 e protette, sul modello di Scampia, da sentinelle, sbarre, telecamere. 93 clan attivi di cui 50 solo nella Capitale: Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra, ma anche bande romane che, con un inquietante meccanismo di contagio, hanno acquisito il ‘metodo mafioso’. E’ Roma, e’ la sua regione, come emerge dalle 300 pagine del III Rapporto ‘Mafie nel Lazio’, presentato questa mattina dall’Osservatorio per la legalita’ e la sicurezza della Regione Lazio insieme con il governatore Nicola Zingaretti: “Non dobbiamo avere paura di usare la parola ‘mafie’, accanto alle forze dell’ordine ci deve essere una assunzione di responsabilita’ da parte di tutti” ha detto il governatore, illustrando alcune delle iniziative messe in campo dal suo Ente, dai corsi per amministratori locali, alla riduzione delle centrali appaltanti, ai protocolli con le procure e la Gdf “per mettere anticorpi nel sistema”. I numeri del rapporto danno la misura della patologia: nel solo 2017 ci sono stati 6 provvedimenti con 29 indagati per associazione di stampo mafioso, 58 provvedimenti con 412 indagati per reati con l’aggravante del metodo mafioso. E poi quasi diecimila operazioni finanziarie sospette, 164 indagati per traffico di rifiuti, 40 per usura, 512 aziende e oltre 1700 beni confiscati. Un sistema ‘multilivello’, spiega il presidente dell’Osservatorio Giampiero Cioffredi, che si basa sulla ‘pax mafiosa’ dei boss, sulle reti di corruzione, e su una rete di ‘facilitatori’ del mercato criminale. Ma e’ la droga il vero perno del sistema: nel corso dello scorso anno quasi otto tonnellate di stupefacenti sono state sequestrate dalle forze dell’ordine, 102 i procedimenti e 1010 gli indagati per traffico. Fornita perlopiu’ dai clan calabresi, arriva al consumatore sulle piazze della Capitale: Pigneto, Primavalle, Borghesiana, Montespaccato. Ma e’ soprattutto a Ostia, Romanina, San Basilio e in particolare a Tor Bella Monaca che il crimine lancia la sua sfida allo Stato provando a controllare il territorio. Solo sotto le Torri sono 11 i clan a spartirsi il mercato, strada per strada. E’ qui, nelle piazze dello spaccio, che la criminalita’ locale a contatto con i tentacoli della Piovra evolve verso il metodo mafioso, ed e’ qui che servono, stando al Rapporto, “interventi non solo repressivi, ma sociali, educativi e culturali”. Ma anche legislativi, ha aggiunto il questore di Roma Guido Marino: “Tre quarti delle indagini – ha affermato – trovano sempre gli stessi protagonisti, che sono in strada anziche’ in galera. I magistrati hanno solo bisogno che cambi qualcosa”. E poi c’e’ quella ‘zona grigia’ degli investimenti da tenere d’occhio, secondo il prefetto di Roma Paola Basilone, “oggi chiude un negozio, domani ne apre un altro. L’attivita’ di prevenzione e’ molto importante”. Per don Luigi Ciotti, presidente di Libera, serve questo e anche di piu’: “Manca nel Paese un progetto organico oggi piu’ che mai necessario in un tempo di fratture sociali ed economiche”.
CRONACA
23 aprile 2018
Clan e piazze-bunker per spaccio, e la Piovra invade anche Roma