Torre del Greco. Il folkloristico «volto nuovo» della politica all’ombra del Vesuvio sembra uscito da un romanzo pirandelliano. Perché Giuseppe Alviti – in campo con la lista civica Identità Meridionale – potrebbe tranquillamente recitare la parte del personaggio in cerca di autore. A Torre del Greco l’eclettico «presidente emerito» dell’associazione nazionale delle guardie giurate si è presentato a metà aprile – in un deserto hotel Poseidon – come candidato sindaco di garanzia «per una reale opportunità di governare Torre del Greco con chiarezza e credibilità». Non solo: Giuseppe Alviti non mancò di sottolineare come «Identità Meridionale corre da sola con una lista composta da persone di ogni ceto sociale, pronte a condividere la mia proposta».
Belle parole poi accompagnate da video su Youtube e foto su Facebook per promuovere i propri progetti: una campagna social durata una settimana, il tempo necessario al politico pirandelliano per mettere da parte le velleità di conquista di palazzo Baronale e stringere un’alleanza elettorale con il gruppo di riferimento del pluriparlamentare Nello Formisano. Un patto salutato come una «conquista» dai fedelissimi dell’ex senatore – a partire dall’ex consigliere comunale Domenico Maida, riferimento della lista civica Cuore Torrese – evidentemente all’oscuro del curriculum politico del leader di Identità Meridionale.
Prima della farsa di Torre del Greco, infatti, Giuseppe Alviti aveva recitato la parte del candidato bluff a Pompei: alla vigilia del voto del 2017, il paladino della legalità – al termine della solita valanga di video e post social – si era ritirato per «problemi di salute». In precedenza, Giuseppe Alviti si era presentato a Napoli per le elezioni del 2016. Ovviamente prima come candidato sindaco e poi come capolista di Rivoluzione Cristiana a sostegno di Gianni Lettieri, leader della coalizione di centrodestra sconfitta da Luigi de Magistris. A Napoli il «presidente emerito» raggranellò la miseria di 17 voti, superato da 9 aspiranti al consiglio comunale della sua stessa lista. Insomma, in tre anni e tre candidature il politico pirandelliano ha messo insieme più post che voti.