Il sogno di un nuovo grande partito socialista parte da Napoli. Sabato alle 11 a Palazzo Caracciolo “Il futuro possibile”, la conferenza programmatica socialista che chiamerà militanti, amministratori, dirigenti del Sud a scrivere il partito 2.0, allargando i confini ed aprendo ad altre forze e realtà – anche con una doppia tessera – per lanciare un nuovo riformismo italiano e la sfida al populismo .
Riccardo Nencini, segretario nazionale Psi, perché rifondare il partito socialista?
“L’obiettivo è creare le condizioni perché nasca una sinistra riformista diversa da quella degli ultimi anni. Il Pd è nato dieci anni fa in omaggio ad uno schema bipolare che vedeva da una parte il Pdl e dall’altra Walter Veltroni fondare appunto il partito democratico. Oggi che c’è un modello a tre e il populismo imperversa in Europa c’è bisogno di un soggetto politico diverso. Noi del Psi siamo pronti a cedere una parte di sovranità in nome di un disegno politico che è la costruzione di un nuovo centrosinistra”.
Prima di voi a raggiungere quest’obiettivo ci hanno provato anche altri ed è finita male.
“Perché non sempre in politica lo stato di necessità porta a comportamenti virtuosi. Lo spirito che ci muove a mettere insieme forze democratiche e repubblicane è la necessità comune di contrastare chi sostiene posizioni come la flat tax, la fuoriuscita dall’euro o addirittura dall’Unione europea”.
Come cambierà il partito socialista?
“Nei prossimi giorni presenterò al leader socialista Sergej Stanišev il progetto per incalzare il Pd. Allargheremo i nostri confini per un soggetto politico che sia in grado di coniugare merito e bisogno. Discuteremo con le altre forze di centrosinistra, apriremo ai cattolici e democratici, ai tanti sindaci ed amministratori espressione di liste civiche, alle numerose realtà sociali e culturali radicate nel territorio, ma guarderemo anche ad un nuovo Pd. Un percorso inclusivo che superi gli attuali equilibri della coalizione. Nessuno che dica “è tutto mio”, ma ciascuno che rinuncia ad una parte di autorità per un nuovo progetto politico riformista e progressista”.
Come si tradurrà dal punto di vista organizzativo?
“Abbiamo pensato ad una doppia tessera che dia la possibilità ai non iscritti al Psi di partecipare alla vita del partito e ai congressi. Parallelamente procederemo da una parte ad una struttura più snella del partito e legata ai territori, conferendo maggiore peso alle federazioni provinciali e agli eletti, oggi infatti contiamo ben 1500 consiglieri comunali, un centinaio di sindaci e 25 consiglieri regionali. E dall’altra ad un rinnovamento anagrafico, perché c’è sì un disinteresse dei giovani verso la politica, ma non verso i temi tradizionali del socialismo che sono da sempre la giustizia sociale e i diritti civili”.
Tutto ricomincia da Napoli.
“Perché la Campania e il Sud sono stati il campo di battaglia vittorioso per i grillini. E perché proprio a Napoli c’è la classe dirigente socialista più giovane. In altre parole il luogo ideale per lanciare la sfida di un nuovo Psi”.
Dopo Tangentopoli, Lei crede che i tempi siano maturi per riabilitare e rilanciare un nuovo partito socialista?
“Guardando a quanto accade in Italia oggi, sia nelle pubbliche amminiistrazioni quanto nella sanità, la corruzione non è stata affatto cancellata. Credo che il Psi abbia pagato 25 anni fa più del dovuto”.
Crede nel ritorno di un grande partito socialista come nella Prima Repubblica? Alla stessa domanda un ex militante come Stefano Caldoro ha risposto di no.
“Mai dire mai, la politica può riservare grandi sorprese”.
Marina Cappitti