Non solo il Referendum per l’autonomia del Sud e il reddito di salute per sfidare Lega e Movimento Cinque Stelle. L’ex presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro ha anche un’altra partita in tasca che è pronto a giocare tra qualche anno: Palazzo San Giacomo.
Caldoro rilancia una sua vecchia battaglia: il Sud autonomo. Che fa riprova anche a candidarsi alla Regione?
“No, credo che la candidatura migliore per il centrodestra alla Regione sia Mara Carfagna. Tra l’altro io tendo sempre a scartare cose che ho già fatto”.
Il sindaco di Napoli le manca.
“Ecco, appunto”.
Si candida al Comune, allora?
Sorride. “Perché no, non mi sottrarrei. Anche se pare ci sia un candidato migliore di me: Guido Trombetti”.
Per Palazzo San Giacomo c’è tempo. Nasce invece in queste ore il Comitato referendario per la Macroregione Meridionale. La Lega va verso il nazionalismo e Lei lancia il federalismo al Sud?
“Sarà una bella sfida in questo senso, anche perché vedo che la Lega continua ad andare verso il federalismo al Nord. Gli accordi che hanno fatto Zaia e Maroni rafforzano molto le loro regioni. Questo significa solo una cosa: inevitabilmente tolgono risorse al Sud. Se non ci sono soldi in più, infatti, le risorse dove le prendono? Loro dicono sulla riserva fiscale, però questo crea un aumento di divario. La Lega fa una battaglia per i cittadini del Nord, bene. E al Sud? Per noi l’ unico strumento per difendere i cittadini meridionali sul serio è la Macroregione Meridionale”.
E la Regione Campania?
“Le regioni sono fatte male, sono un obbrobrio. Non hanno più un senso”.
Detto da uno che è stato Presidente della Regione Campania…
“Già nel 2013 volevo cambiare le cose, perchè mi resi conto che da soli non ce la potevamo fare essendoci troppi enti, poltrone e strutture che non funzionavano. Proposi la Macroregione anche a Matteo Renzi che si definì caldoriano su questo, ma poi non ne fece nulla confidandomi che aveva già problemi interni ed aprire anche la questione regioni sarebbe stato troppo all’epoca”.
Ma dica la verità con il Sud autonomo sta sfidando Matteo Salvini e la Lega?
“Non li sfido, li invito a stare con noi: se pensano ad una Macroregione del Nord, perchè del resto non farlo nel Mezzogiorno? Sono certo che la Lega coi suoi rappresentanti al Sud non potrà non sostenere e condividere quest’iniziativa per rendere i meridionali più forti rispetto alle tante ingiustizie che ricevono. I cittadini del Sud hanno bisogno di un grande ente che li difenda. Serve realizzare un federalismo vero e non squilibrato che renda gli italiani tutti uguali a prescindere dal luogo in cui sono nati. E’ impensabile che oggi un cittadino ligure abbiamo quasi cento euro in più all’anno per curarsi rispetto ad un cittadino campano. Noi diciamo questo: prima determiniamo i fabbisogni standard per la sanità, la mobilità e la sicurezza… senza differenza di trattamento e poi parliamo di costi del servizio”.
Ha senso parlare di autonomia del Sud con il Movimento Cinque Stelle che sbanca in Campania e nel Mezzogiorno proponendo il reddito di cittadinanza?
“Sì per un reale rilancio. Il Movimento Cinque Stelle ha fatto una battaglia che non voglio definire superficiale, ma sicuramente estetica puntando su due temi. Uno è la lotta alla casta che consiste in misure oggettivamente simboliche che non incidono sul cambiamento dei diritti costituzionali dei cittadini meridionali. L’altro è il reddito di cittadinanza che ha dei limiti oggettivi di copertura e che non so come riusciranno a declinare. Servirebbero proposte più credibili”.
Ad esempio?
“Un reddito di salute: una misura assolutamente compatibile con le risorse che ci sono, che può variare dai 5 ai 10 miliardi sui fondi europei e rivolta esclusivamente al Sud, non nazionale. Ogni cittadino avrebbe dai 500 agli 800 euro all’anno per tre anni in cure sanitarie. Una risposta concreta ai 24 mesi di aspettativa di vita in meno nel Meridione, come ha rilevato l’Istat. Numeri folli, insostenibili in un paese civile”.
Che ne pensa invece dei numeri di Fi al Sud a queste ultime Politiche?
“Credo che Fi abbia avuto un risultato lusinghiero in Campania e nel Mezzogiorno visto il boom dei Cinque Stelle. Il problema ora è mantenerlo, serve far politica con proposte convincenti ed essere un punto di riferimento con un’azione politica in cui i cittadini possano riconoscersi”.
Dietro l’angolo il banco di prova delle amministrative. Come giocare la partita in Comuni al voto come Castellammare e Torre del Greco?
“Prima di tutto centrodestra unito. Poi non sarebbe male lavorare un po’ di più per presentare i propri simboli di partito, invece in molte realtà locali c’è una tendenza al civismo. Fare roba trasversale deve essere un’eccezione, magari può passare in piccoli Comuni, ma non nelle grandi realtà”.
Ma secondo Lei è possibile il ritorno di un partito socialista?
“Senza dubbio il socialismo è ancora una cultura attualissima che ad oggi non ha trovato una casa, ma che possa costituirsi un partito di tradizione socialista come l’abbiamo visto nella Prima Repubblica non ci ho mai creduto. C’è di sicuro al momento una sorta di riabilitazione e un dibattito forte sulle ragioni. Proprio di recente ho riascoltato alcuni discorsi degli anni Ottanta. Se senti quelli di Berlinguer o Forlani dici è storia, ma se ascolti un discorso di Martelli al Congresso di Rimini lo puoi ripetere ora: è ancora attualissimo. O il famoso video di Craxi dell’87 sull’immigrazione, quando non c’era l’emergenza di oggi: era vent’anni avanti, straordinario. Era e resta in questo la grande forza del socialismo”.
Marina Cappitti