Torre del Greco. Una corazzata multicolore per provare a fermare la marea gialla del Movimento 5 Stelle e a conquistare la guida di palazzo Baronale. Prima era solo una voce da fanta-politica, adesso – già all’indomani delle festività pasquali – potrebbe diventare realtà: il patto per il grande inciucio tra i transfughi di Forza Italia e il Pd a sostegno della candidatura a sindaco di Giovanni Palomba – un’alleanza a cui il figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio lavorava da settembre del 2017, insieme al «socio» Gennaro Granato – sembra, infatti, alla stretta finale. Al termine delle consultazioni interne al centrodestra e al centrosinistra le uniche resistenze all’asse unico per contrastare i grillini e Romina Stilo – rimasta fedele all’ex sindaco Ciro Borriello e sostenuta dall’ex assessore Donato Capone – arrivano dai mini-gruppi legati all’ex senatore Nello Formisano.
I conti del mobiliere Ma in politica contano i numeri e il mobiliere di via Monsignor Felice Romano già comincia a fare i conti. Al termine di ogni summit, l’ex capogruppo del Nuovo Centrodestra in consiglio comunale – già alleato con il Pd alle elezioni del 2014 – mette nero su bianco i suoi exit poll. Su cui cominciano a riflettere i vertici locali dei democrat – al momento, una volta incassati i «no, grazie» di Vittorio Cuciniello e Loredana Raia, senza un nome su cui puntare per la leadership della coalizione – e gli scontenti del berluscones di Torre del Greco, pronti a contestare la scelta di Luigi Mele. Secondo i conti di Giovanni Palomba, la pupilla di Ciro Borriello – sostenuta da 5 liste civiche – potrebbe ottenere tra i 6.000 voti e gli 8.000 voti, salvo sorprese last minute. Duro, invece, il pronostico per Valerio Ciavolino: l’erede di Mario Auricchio – secondo Giovanni Palomba – non supererebbe i 2.500 voti, mentre la coalizione a sostegno di Luigi Mele potrebbe sfondare il muro delle 4.000 preferenze. Una quotazione al ribasso – a dispetto del sostegno di Fratelli d’Italia e di due liste civiche – su cui pesa la ventilata fuga della new generation – formata da Luigi Caldarola, Stefano Abilitato e Antonio Trieste – pronta a passare in blocco con le liste civiche. Sottovalutato, invece, l’effetto-politiche sul risultato del Movimento 5 Stelle: «Possono, al massimo, raddoppiare il risultato del 2014», la convinzione del politico-mobiliere. Ovvero, passare da 3.000 preferenze a 6.000 voti. Gli stessi voti assegnati al Pd, in caduta libera dopo le elezioni del 4 marzo e incapace di uscire dal pantano della guerra tra correnti. Ai livelli di Valerio Ciavolino, invece, la quotazione di Nello Formisano: il senatore mai sceso in campo nella sua città potrebbe pagare la rinuncia forzata – visto il proclama di discontinuità rispetto al passato – a Domenico Maida, ex assessore di Ciro Borriello ai tempi del primo mandato.
Il proprio tesoretto In chiusura la stima delle proprie liste civiche, fino a oggi – solo sulla carta – una decina: «Credo possano raggiungere tranquillamente i 9.000 voti, senza dimenticare tutti gli ex consiglieri comunali fino a oggi lontani da tutti gli schieramenti», osserva Giovanni Palomba. Facendo due conti: 9.000 delle civiche, 6.000 del Pd e 4.000 di Forza Italia, garantirebbero ai protagonisti del grande inciucio un serbatoio di 19.000 preferenze. Ovvero ballottaggio sicuro, senza neanche stare a pregare le «cenerentole» del centrosinistra. «Ma non dimentichiamo come a Ciro Borriello bastarono 23.000 voti per arrivare a un passo dal successo al primo turno», conclude Giovanni Palomba. Come a dire: di qui alla presentazione delle liste qualche altro big potrebbe saltare sul carrozzone dello storico figlioccio della Democrazia Cristiana.