Nei giorni scorsi, il 27enne di Pompei – soprannominato “Cicciariello” nei vicoli della malavita – è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E’ accusato di un duplice omicidio commesso all’interno di un centro estetico ad Arzano nel 2014. Sarebbe stato proprio Russo – secondo l’Antimafia – a tirare il grilletto per uccidere Ciro Casone, capozona del clan Moccia e Vincenzo Ferrante, un ragazzo che si trovava lì per caso. Una vittima innocente che il figlio del boss avrebbe ucciso senza pietà solo perché era a due passi dal vero obiettivo dell’agguato. Una ricostruzione confermata nelle 83 pagine del provvedimento cautelare firmato dal gip del tribunale di Napoli, Antonio Tarallo ed eseguito dai poliziotti della squadra mobile di Napoli. Secondo i pentiti Russo era un pezzo da 90 del clan Amato- Pagano, il braccio destro di Renato Napoleone, il 35enne di Napoli accusato di essere stato, per un periodo, il vero reggente della cosca. Ma il figlio di “Ettoruccio” è ritenuto anche un sicario senza scrupoli. Uno che – ad appena 27 anni avrebbe ucciso almeno 5 volte, come racconta nei suoi verbali Antonio Accurso, un boss del clan Vanella-Grassi che avrebbe curato i rapporti con gli Amato-Pagano. Secondo il collaboratore di giustizia Russo avrebbe avuto un ruolo chiave nella guerra di camorra, partecipando anche a quella che è stata ribattezzata la “faida dei carbonizzati”, con le vittime dei clan bruciate e fatte sparire nel nulla. «Cicciariello – afferma il pentito in un verbale – mi ha detto di aver ucciso il “Cinese” a Barra, Mirco Romano e di aver commesso il duplice omicidio di Arzano». Oltre all’agguato nel centro estetico, il pentito si riferisce ad altri due delitti commessi tra il 2012 e il 2014,
CRONACA
16 marzo 2018
Pompei. Le accuse dei pentiti su Russo: «Massacrò e fece sparire nel nulla un affiliato dei clan di Marano»